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Lettera a Goti Bauer
Di Beatrice Ferrigno

Gentile Signora Bauer,
la mia classe, il 29-01-13, è andata al conservatorio di Milano per sentire la sua storia, la sua terribile storia. A scuola stiamo studiando il genocidio del popolo ebraico, e il fatto di poter sentire una donna sopravvissuta a quelle vicende è qualcosa di davvero prezioso, un’opportunità che non ci sarà in eterno.
Mi è dispiaciuto che fosse ammalata e che non abbia potuto essere lì per parlarci direttamente, ma penso che, anche attraverso uno schermo, lei sia riuscita ad entrare dentro tutti noi. Si vedeva dai lineamenti del suo volto che le costava dolore a ricordare quei terribili episodi, ed è per questo che la ringrazio davvero moltissimo per aver raccontato ciò che le è capitato, una ferita che, anche col passare del tempo, continua a bruciare. Lei deve essere una donna con davvero molto coraggio, perché non credo sia da tutti riuscire a raccontare delle vicende così traumatiche, capaci di sconvolgere un’intera vita.
Studiare la Shoah sui libri di scuola è scioccante, certo, ma mai quanto poter ascoltare la storia di una donna che vi è sopravvissuta. Lei parlava, e vedevo ciò che raccontava nella mia testa. Mi mangiavo le unghie quando ci diceva della sua fuga, le mani mi tremavano quando immaginavo i bambini, ignari di tutto, sui treni, magari ancora col proprio orsetto in mano. Quasi non potevo credere a ciò che sentivo: immaginare che in un passato poco lontano la gente qui, qui a Milano, dove vivo anche io, fosse indifferente a ciò che succedeva, o addirittura denunciasse delle famiglie ebree per soldi mi fa così strano. Milano. La trovo una città innocua, quasi pacata, e vedere le sue parole disegnare il binario 21, i convogli di ebrei, le lacrime delle donne e dei bimbi, mi fa venire un nodo nello stomaco, mi fa pensare di quanto io sia fortunata, come molti dei miei altri compagni.
La memoria e la capacità di raccontare sono le più potenti virtù che può avere una persona.
Per concludere, volevo domandarle una cosa: come ha fatto a continuare a lottare per la sua vita, anche quando le forze non bastavano? Primo Levi parla di una fede, non per forza una fede religiosa, ma qualcosa in cui credere, e lei?
Grazie per l’opportunità che ci ha dato, spero che riusciremo tutti a farne tesoro.