Incontro con Francesco D’Adamo

 
 

 

 

 

 


Abbiamo svolto l’incontro con Francesco D’Adamo, uno scrittore di romanzi per ragazzi. Mi è sembrata una persona simpatica e intelligente. L’incontro mi è piaciuto: l’ho trovato interessante.
D’Adamo si definisce (e ha ragione) un uomo molto fortunato: è riuscito a diventare scrittore, che da sempre è stato il suo grande sogno.
Questo amore nei confronti della scrittura è dovuto alla sua passione per la lettura.
Ci ha spiegato che fu il suo maestro delle elementari a fargli amare i libri: ogni giorno leggeva alla classe un pezzo di un romanzo.
D’Adamo ha sempre amato sentirsi raccontare le storie e adora i libri perché dice che, grazie a loro, si riesce a capire come funziona il mondo.
“Un bravo scrittore legge di tutto” ha detto lui. Dice che bisogna provare ogni tipo di libro, soprattutto per diventare un ottimo scrittore.
L’autore ci ha informati del fatto che il suo lavoro è quello di trovare le parole giuste per raccontare storie.
D’Adamo dice che ci sono due parti molto difficili da scrivere di un libro: l’inizio e la fine.
L’inizio perché, se al lettore piace,  è probabile che andrà avanti e che finirà il romanzo. La fine perché non si vogliono deludere le aspettative del  ragazzo che legge il libro.
Lo scrittore ci ha detto che, nel suo lavoro, ci sono tre momenti molto importanti: scrivere il primo capitolo del primo libro, terminare la prima storia e vederla pubblicata.
D’Adamo ha iniziato a scrivere abbastanza tardi e i primi libri che faceva erano polizieschi.
L’autore sostiene che sia la storia a cercare qualcuno disposta a raccontarla, e non lo scrittore che la trova.
È successo così anche con la storia “Lupo Omega”, che, come le altre storie, è anche lei realistica, ma alla fine, come in “Jonny il seminatore”, diventa surreale e non si capisce se entrino in gioco elementi fantastici o se siamo descrizioni simboliche. In “Lupo Omega” il ragazzo timido e un po’ goffo, per amore di Manila, si trasforma in un lupo e uccide Asso, il capobanda.
Anche l’amore, come vedete, ha un ruolo molto importante nelle storie di D’Adamo: fa cambiare molto il personaggio, che diventa in grado di fare delle scelte e quindi di diventare adulto.
Lo scrittore ci mostra com’è possibile diventare grandi e poter trovare la propria strada anche vivendo in condizioni poco favorevoli.
In “Vil Coyote e l’astronave”, devo alla fine i due amici di dividono, c’è una scelta che fa Vil Coyote che determina la sua vita e quella dell’amico Piotr.
“Storia di Iqbal” è una storia realmente successa (D’Adamo si è inventato qualche particolare) e il ragazzino è stato veramente ucciso dalla mafia dei tappeti. D’Adamo avrebbe potuto far finire il libro bene, giusto? Ma non l’ha fatto, ha voluto raccontare come stavano i fatti, per non tradire la storia e per non far dimenticare questo piccolo eroe.
I libri dell’autore hanno spesso tematiche complicate e personaggi altrettanto complicati.
Spesso il protagonista è un maschio, ma la narratrice è una femmina: in “Storia di Iqbal”  è l’amica del ragazzo, Fatima.
La narratrice, nonché sorella del protagonista, in “Jonny il seminatore” è Belinda, mentre in “Radio Niente” è Stella del Mattino a raccontare le storie. Il narratore quindi, non è mai il protagonista.
Alcuni personaggi hanno anche valore simbolico, come Stella del Mattino che rappresenta la libertà, ricercata dagli oscuri, che non vogliono che la gente sia libera.
Come personaggio mi attrae Stella del Mattino, una ragazza che trasmette ad una radio solo di notte, insieme al suo barbagianni, qualche cantante rock degli anni ’70 e una poetessa americana.
È una ragazza che mi ispira simpatia e che mi piacerebbe conoscere: penso di avere qualcosa in comune con lei… Voi che ne dite?
Vi lascio con questa domanda e con la speranza che questa lettera vi sia sembrata utile ed interessante.

Beatrice Ferrigno